The actors can’t act and the public can’t think*

«il tempo scorre, e se così non fosse, sarebbe una brutta prospettiva per coloro che non siedono ai tavoli d’oro».

«perché le cose sono come sono, le cose non rimarranno come sono». Bertolt Brecht

 

Le  due audioguide (composizioni sonore, performative e teatrali) costituiscono un commento audio all’esposizione The Szechwan Tale – China, Theatre and History, a cura di Marco Scotini, presso FM Centro per l’Arte Contemporanea di Milano. Entra nella mostra, segui le istruzioni spaziali e ascolta la traccia….

 

 

Anime di buona volontà – Prologo

Michelangelo Pistoletto, Memory Wardrobe, 2017 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e FM Centro per l’arte contemporanea.

Scena I – Il tribunale

Céline Condorelli, Theatrical Pieces, 2017 e Qiu Zhije, Greeting, 2013, veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018, courtesy Galleria Continua e FM Centro per l’arte contemporanea

Scena II – La canzone dei sette elefanti

Piero Gilardi, Nature Forever, 2017 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Archivio Piero Gilardi e FM Centro per l’arte contemporanea

Scena III – Le anime perse

Mao Tongqiang, Theatrical Piece, 2017 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Prometeo Gallery e FM Centro per l’arte contemporanea.

Scena IV – La storia dei tre indecisi

Peter Friedl, Bilbao Song, 2010 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Collezione Righi e FM Centro per l’arte contemporanea

Scena V – La decisione degli dei

Costume della Turandot, anni ’30 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Teatro alla Scala e FM Centro per l’arte contemporanea.

Epilogo

Santiago Sierra, La trampa, 2007 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy l’artista, Prometeo Gallery e FM Centro per l’arte contemporanea

A partire dal testo di Bertolt Brecht L’Anima buona del Sezuan (1938-40) gli spazi della mostra The Szechwan Tale. China, Theatre and History sono diventati l’evocazione di un racconto che esaspera il concetto di ambiguità già presente nel testo brechtiano e porta gli ascoltatori a fare i conti con l’impossibilità della scelta. I personaggi coinvolti nella narrazione sembrano essere tutti incapaci ad assumere decisioni, operare scelte, e non perché non ne siano in grado, piuttosto semplicemente non possono, poiché si trovano tutti ad occupare lo spazio ristretto che c’è tra un’incudine e un martello, rimanendo così sospesi in un limbo senza tempo. Con un tono che spesso rievoca il registro narrativo e vocale di una fiaba per bambini Anime di buona volontà conduce lo spettatore a confrontarsi con il fatto che spesso la fine di una storia non porta con sé la soluzione del problema ma più quesiti di quando ha avuto inizio.

L’artificio teatrale del travestimento uomo-donna (buono-cattivo) messo in atto dalla protagonista, la prostituta Shen Te (e il suo alter ego maschile Shui-Ta), non è solo un espediente scenico ma riflette l’intera parabola del passaggio dal socialismo al capitalismo in Cina, quanto le proiezioni (e le rispettive rappresentazioni) da Occidente a Oriente e viceversa. Come una vera costruzione drammatica The Szechwan Tale è concepita in una sorta di meta-teatro in cui artisti internazionali e cinesi corroborano a una decostruzione degli strumenti funzionali della macchina teatrale – pubblico, sipario, attore (l’automa, il puppet, il teatro delle ombre), costumi, scenografia (ambiente mutabile e immutabile), testo e musica, come metafora di altrettanti fenomeni sociali e del loro carattere storico.

Qual è l’urgenza, oggi, della domanda posta da Brecht? La composizione sonora si serve di tecniche teatrali per mettere in scena la storia di Shen Te facendo ricorso a uno dei principali assunti brechtiani per cui il mondo può diventare oggetto della rappresentazione a patto di essere presentato come qualcosa che può essere trasformato.

“E sgomenti vediamo a sipario caduto/ che qualunque problema è rimasto insoluto/ Deve cambiar l’uomo o il mondo va rifatto/Ci vogliono altri dei/o nessun dio affatto? / Presto, pensate a come ciò sia attuabile/una fine migliore ci vuole è indispensabile”.

Anime di buona volontà è un progetto sonoro di Mida Fiore, Matteo Cocco, Silvia Consonni, Cecilia Barbuti, Cindy Bianchi e Francesco De Luca. Riadattamento e testi di Mida Fiore. Voci di Mida Fiore, Matteo Cocco, Silvia Consonni, Cecilia Barbuti, Cindy Bianchi, Francesco De Luca, Andrea Noviello e Diego Giannettoni.

 

 

 

DAN* inizio

Michelangelo Pistoletto, Memory Wardrobe, 2017 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e FM Centro per l’arte contemporanea.

Soldato, soldatessa, imperatore, imperatrice, attore, attrice, contadino, contadina… Questa è la platea creativa, in cui ti invito, oh spettatore, a liberarti d’ogni limite e veste. Scegli! Soldato, soldatessa, imperatore, imperatrice, attore, attrice, contadino, contadina… Liberati! Sii chi vuoi! Agisci! Soldato, soldatessa, imperatore, imperatrice, attore, attrice, contadino, contadina…

Céline Condorelli, Theatrical Pieces, 2017, Qiu Zhije, Greeting, 2013, Chen Zhen, Un-interrupted Voice, 1998 lettino, pelle disegnata, legno, metallo campanelle children bed, cowhide with drawings, wood, metal, string, rope, bells 160 x 170 x 80 cm Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska.

Un luogo per parlare, un luogo per recitare, un luogo per muoversi, un luogo per esibirsi… questo è il palco! Un luogo per parlare, per recitare, per muoversi, per esibirsi… Che sia questo il tuo rifugio, la dimora delle tue invenzioni, delle tue maschere…

Qiu Zhije, Greeting, 2013 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Galleria Continua e FM Centro per l’arte contemporanea

Il riso uccide la paura e senza la paura non ci può essere la fede…Il riso resta lo sfogo dell’uomo volgare… Guarda e lasciati guardare…Il riso uccide la paura e senza la paura non ci può essere la fede…Il riso resta lo sfogo dell’uomo volgare… Sorridi, spettatore! Che non sia la sola maschera a sorriderti! Il riso uccide la paura? Il riso resta lo sfogo dell’uomo volgare?

Piero Gilardi, Nature Forever, 2017 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy Archivio Piero Gilardi e FM Centro per l’arte contemporanea

Il mondo non va contemplato, ma capovolto, smontato e rimontato, attraverso il riso e l’immaginazione… Che non sia maschera solo su un palco! Il mondo non va contemplato, ma capovolto, smontato e rimontato! Sia maschera la strada, la città, la piazza, il corteo… Non contemplare il mondo, oh spettatore, ma capovolgilo, smontalo e rimontalo!

Ulla von Brandeburg, Curtain, 2017 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy l’artista, Galerie Art: Concept, Galleria Monitor e FM Centro per l’arte contemporanea

Prima parete, seconda parete, terza parete quarta parete… esiste? Prima, seconda, terza, quarta parete… quarta parete, quarta parete, quarta parete, quarta parete, quarta parete, quarta parete, quarta parete, quarta parete…

Santiago Sierra, La trampa, 2007 veduta dell’installazione a The Szechwan Tale. China, Theater and History, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, 2018 courtesy l’artista, Prometeo Gallery e FM Centro per l’arte contemporanea

Rappresentazione di una rappresentazione… Sei ancora tu, spettatore?

DAN

Lo sviluppo dell’audioguida prende in considerazione il passaggio attoriale donna-uomo, esplicito nel testo di Brecht “L’anima buona del Sezuan”, in cui la maschera del “cugino” Shui Ta è l’espediente grazie al quale la protagonista Shen Te è libera di agire secondo comportamenti contrari alla propria natura. L’ascoltatore viene sottoposto a un processo di straniamento: l’audio infatti, per alcuni snodi della mostra, unisce una voce femminile cinese a una voce maschile italiana, creando un collegamento linguistico musicale tra Oriente e Occidente. Il lavoro consiste nell’unione tra la visione della mostra e una composizione sonora, che invita il pubblico a interagire con alcune delle opere presenti e a prendere coscienza del concetto di maschera e di performer. Le opere selezionate per il progetto sono quelle che offrono o alludono a una possibile interazione fisica col pubblico: nelle opere di Pistoletto, Condorelli e Von Brandenburg la voce inviterà lo spettatore a liberare la propria attitudine rappresentativa, mentre di fronte alle opere di Qiu Zhijie e Piero Gilardi il sonoro darà la possibilità di mettere in discussione la propria relazione con la maschera. Il DAN era un giovane ruolo femminile in cui si era specializzato Mei Lanfang, generalmente interpretato da uomini abili nel canto in falsetto, nelle acrobazie e nei combattimenti.

“DAN” è un progetto sonoro di Mirko Ingrao, Simona Fumagalli, Claudio Saviola, Ludovica Anversa, Myung Ran, Agnese Smaldone. Voce femminile Yiyan Liang, voce maschile Claudio Saviola.

 

Le audioguide sono state sviluppate a partire dallo studio delle narrative e dei tools per l’analisi del display e le sue applicazioni discorsive e laboratoriali, all’interno del corso di Allestimento tenuto da Elvira Vannini con il terzo anno del Triennio in Pittura e Arti Visive di Naba, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Nel contesto delle lezioni il format dell’audioguida è stato ispirato e presentato agli studenti da Lisa Barbieri, Giulia Carletti, Veronica Franzoni, ideato durante il corso di Allestimento I con Céline Condorelli al Biennio in Arti visive e studi curatoriali. Con il titolo di We Found People In le audioguide sono state ripensate e sviluppate dalle tre curatrici in successive proposte progettuali ed espositive come percorso sonoro e commentario creativo ai passaggi del pubblico e agli attraversamenti di spazialità molteplici dentro il dispositivo della mostra.

 

WE FOUND PEOPLE IN di Lisa Barbieri, Giulia Carletti, Veronica Franzoni

In The Power Of Display (1998), Mary Anne Staniszewski descrive le fotografie di documentazione delle mostre provenienti dall’archivio del MoMA come «vuote, idealizzate e sgombre da uomini, donne e bambini». Una rappresentazione del museo che prevede la totale assenza di persone non può che sollevare dubbi sull’importanza che la stessa istituzione attribuisce al suo pubblico.

Avvicinandoci alle più diverse realtà museali abbiamo notato come il visitatore venisse infatti raramente considerato parte causante di un’esposizione, ma costituisse piuttosto uno standard, un canone da seguire. Da qui l’idea di riflettere sul formato dell’audioguida al fine di decostruire il rapporto tradizionale tra museo e pubblico.  Nel cercare un punto di incontro tra la nostra voce, il visitatore e l’istituzione, abbiamo quindi ideato tre inusuali e ironici percorsi sonori, pensati appositamente per il Museo del Novecento di Milano. Il primo (Audioguida per il pubblico) mette l’ascoltatore in contatto con chi sta vivendo l’esperienza insieme a lui. Il secondo (Sguardo-guida) è un percorso non convenzionale tra le sale del museo che prevede la partecipazione attiva, mentale e fisica, del visitatore. Il terzo (Audio-guida per il corpo) è composto da commenti che analizzano l’allestimento della collezione, lo spazio espositivo e le scelte curatoriali, partendo da osservazioni di tipo fisico e tattile.

L’esigenza di comporre queste tre audioguide è nata non tanto da una generica volontà di avvicinare i vari pubblici all’arte moderna e contemporanea (svolgendo quindi una semplice operazione di didattica museale), quanto da quella di renderli consapevoli del loro ruolo all’interno dell’istituzione, che noi cerchiamo di interpretare non solo come spazio di ricerca ma anche di sviluppo del senso critico, valorizzando la complessità e la diversità delle esperienze del visitatore. Come espone le opere un museo? Perché si scelgono determinati artisti anziché altri? Come varia la percezione dell’opera a seconda del contesto in cui viene inserita ma anche a seconda dello stato d’animo individuale? Come si può fruire attivamente dello spazio museale?

 

 

 

 

 

 

 

 

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