Mujeres Libres e le altre. Le militanti anarco-femministe spagnole, di Lavinia Raccanello

“…non leggere mai quei romanzi economici che non dicono niente. Quando leggi, devi sempre leggere libri buoni, perché i libri buoni avranno sempre da insegnarti qualcosa”[i]

 

“Erano giovani all’avanguardia, educate a essere indipendenti e ad avere idee proprie contrariamente alla maggior parte delle donne di quel periodo. Queste erano cresciute invece per trovare un compagno con il quale formare una famiglia e a loro non erano consentite certe libertà, come quella di rientrare a casa dopo le 22”.

 

Eulàlia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), pp. 320 con inserto fotografico, Milano, Zero in Condotta, 2017, cover.

Un elogio alle fonti orali della storia delle militanti anarchiche che vissero gli anni della Repubblica, della Guerra Civile e del Franchismo.

Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975) di Eulàlia Vega è la continuazione della tesi di dottorato dell’autrice, dedicata alla Confederación Nacional del Trabajo (CNT) e all’anarcosindacalismo catalano nell’epoca della Seconda Repubblica (1931-1936). Si tratta di un libro affascinante, non solo per le storie che racconta, ma soprattutto per come le racconta. Tra il 2005 e il 2008 Eulàlia ha intervistato più di una decina di donne libertarie la cui età al momento del loro incontro con l’autrice si aggirava attorno ai 90 anni. Un lavoro che non solo fa i conti con la memoria personale delle donne intervistate, ma anche con i limiti della longevità anagrafica. Le undici interviste raccolte da Eulàlia fanno della storia orale la base fondamentale e imprescindibile di questo libro [N.d.R. pubblicato per Zero in Condotta, storica casa editrice libertaria, nel settembre 2017].

Alle parole di Sara Berenguer, Joaquina Dorado, Antonia Fontanillas, Isabel González, Concha Guilléon, Julia Hermosilla, Pura López, Concha Liaño, Aurora Molina, Conxa Pérez e Gracia Ventura, si uniscono altre interviste raccolte da terzi, come quelle a Casilda Méndez, Pepita Carpena e Lola Iturbe. Il risultato è un avvincente racconto a più voci in cui convivono figure come Sara, una delle poche donne militanti ad aver scritto le proprie memorie, e Pura, che non era invece mai stata intervistata prima.

Milicianas, agosto 1936 (Foto Agustí Centelles).

Questo libro colpisce in quanto riflesso della volontà dell’autrice di raccontare l’emancipazione di queste donne attraverso le loro stesse parole, in un constante alternarsi della sfera pubblica e di quella privata. L’accento è sempre sui vissuti delle protagoniste; per un resoconto preciso dei fatti di quegli anni ci sono innumerevoli altre fonti. La forza dirompente del lavoro di Eulàlia è il suo essere completamente incentrato sulla soggettività delle memorie raccolte al punto che gli stessi capitoli del libro seguono le tappe delle loro vite, dall’infanzia in famiglia durante la dittatura di Miguel Primo de Rivera (1923-1930), all’adolescenza e alla gioventù nel periodo della Seconda Repubblica e della Guerra Civile, un periodo quest’ultimo che coincide con l’età adulta e la Seconda Guerra Mondiale, per finire con l’esilio e la clandestinità sotto il Franchismo.

Ribelli al patriarcato. Erano molte le donne che in quegli anni lasciarono le mura domestiche per andare a vivere con il proprio partner o con delle amiche. Concha Liaño ottenne le chiavi di casa a sedici anni, un avvenimento insolito per quel periodo, il che le permise di continuare ad assistere alle conferenze che si tenevano negli Atenei Libertari e che spesso si prolungavano fino a tarda notte.

Come scrive Eulàlia “il militante poteva recarsi presso il sindacato una volta finito il lavoro, mentre la donna doveva correre a casa per proseguire la giornata lavorativa tra le mura domestiche quando aveva terminato il lavoro salariato.” (p. 16) Le donne, soprattutto se già in età adulta e con figli piccoli, non potevano prescindere dalle responsabilità domestiche. Sebbene Sara Berenguer operasse come staffetta nonostante fosse incinta di 6 mesi e Julia Hermosilla lavorò in fabbrica nonostante la nascita della figlia, tuttavia erano in molte quelle a cui la partecipazione al movimento e alla vita pubblica richiese spesso il sacrificio della vita privata e familiare.

Le donne che riuscivano a svincolarsi dal lavoro domestico erano le stesse donne che frequentavano gli Atenei e potevano così rafforzare la loro formazione, aiutate dalle nonne e dalle zie che si facevano carico dei lavori domestici lasciando a loro il tempo per la militanza e l’impegno negli Atenei Libertari. Qui, racconta Concha Liaño, “leggevamo Jean-Jacques Rousseau, (…) Malatesta, Bakunin, Tolstoi, Gorki…e anche Panait Istrati, ma è passato così tanto tempo che ora nessuno sa nemmeno chi sia costui! E poi José Maria Vargas Vila. C’era un grande fermento e una grande volontà di sapere” (p. 74).

Mujeres Libres. n. 9, XI mes de la Revolución, 1937. (Biblioteca Pavelló de la República, Barcelona).

Gli Atenei Libertari erano luoghi di incontro e associazione che aprivano le porte ad un pubblico più eterogeneo di quello del sindacato: giovani, uomini e donne uniti dall’interesse per la cultura e la formazione. Di fatto “rispondevano ad un bisogno collettivo di conoscenza per nulla soddisfatta dalle istituzioni statali”. (p. 79) Gli Atenei giocarono un ruolo chiave nell’emancipazione di queste perché poche erano le donne che frequentavano altrettanto regolarmente la CNT, e meno ancor quelle che militavano attivamente in Mujeres Libres. Alcuni Atenei, come quello del Clot a Barcellona, avevano una vera e propria sezione femminile che in questo caso si arrivò a contare oltre 50 donne. Tuttavia, il Clot era di fatto un quartiere libertario a tutti gli effetti dove vivevano, tra gli altri, Buonaventura Durruti e Francisco Ascaso. Eulàlia riporta in merito la testimonianza di Abel Paz, il cui vero nome era Diego Camacho: “Ebbi l’opportunità di conoscerli lì, nell’Ateneo. Nessuno si stupiva di vederli o parlarci. Il culto delle personalità non era il punto debole degli anarchici” (Paz, 1994: 90).

Molte delle donne attive negli Atenei, militarono in seguito nelle Juventudes Libertarias, che si dedicavano soprattutto all’ambito culturale e di propaganda e che incarnavano, secondo Concha Liaño, “un istinto di miglioramento e un forte desiderio di giustizia sociale, ma soprattutto un sentimento enorme di solidarietà con il resto dei mortali. Regnava il desiderio di fare qualcosa affinché la situazione che vivevamo, segnata dalla disuguaglianza sociale e dalle ingiustizie, potesse migliorare. Ed eravamo disposti a dare la vita per farlo.” (p. 88) Altre donne militarono nella FAI o nella CNT ritrovandosi tra le barricate innalzate in tante città spagnole nel 1936 per resistere al colpo di stato militare. Parlando delle donne nella CNT, Casilda Méndez commenta: “Eravamo poche, ma ci mettevamo l’anima” (p. 71).

Federación Local de MMLL de Barcelona, 1938 (arxiu Concha Liaño).

La vita delle donne nel sindacato era diversa da quella degli Atenei, Conxa Pèrez dice in merito che “Quando c’era qualche problema in una delle fabbriche, allora veniva qualche ragazza in più, perché venivano a difendere qualcosa di concreto. Altrimenti, quando eravamo lì, si discuteva in generale di tante cose e di idee. A molte ragazze questa cosa delle idee non attirava, non piaceva, non interessava” (p.66).

 

MMLL cartel campaña contra prostitución, 1936 (Pabelló de la República).

Mosse ora da questioni lavorative, ora da questioni culturali, accumunate dalla volontà di aumentare la loro cultura ed accrescere la loro formazione, tutte queste donne sono state senza dubbio pioniere, perché in grado di conquistare spazi che fino ad allora erano stati loro interdetti, rompendo con la divisione sessuale del lavoro sia nella sfera pubblica che in quella privata. Oltre che pioniere furono anche rivoluzionarie perché combatterono per un sistema libertario ed egualitario. La loro determinazione e coraggio hanno fatto sì che siano riuscite a farsi strada nel mondo come soggetti indipendenti, emancipandosi dalla società patriarcale grazie agli Atenei. Successivamente, Mujeres Libres offrì una formazione a tutte quelle donne che si trovarono costrette a reinventarsi a causa della guerra, andando a occupare i centri di produzioni rimasti vacanti a seguito della partenza degli uomini per il fronte. Scriveva Lucía Sánchez Saornil durante la celebre polemica su Solidaridad Obrera con l’allora segretario della CNT Mariano R. Vázquez:

La propaganda per il coinvolgimento femminile non dobbiamo farla tra noi donne, ma tra i compagni. Perché quando sostengono che tutti gli esseri umani sono uguali, devono riconoscere che tra gli esseri umani è compresa la donna, per quanto considerata un essere passivo dedito alle faccende di casa, indistinguibile tra le pentole e gli animali domestici. Occorre dire a loro che nella donna esiste un’intelligenza pari a quella maschile e una sensibilità acuta e una necessità di miglioramento; che prima di riformare la società è necessario riformare la sua stessa casa; che ciò che lui sogna per il futuro – uguaglianza e giustizia – dev’essere applicato oggi stesso tra i suoi cari; che è assurdo chiedere alla donna comprensione per i problemi dell’umanità se prima non la si rende cosciente affinché possa vedere dentro di sé; se l’uomo non cerca di risvegliare nella donna, con cui divide la vita, la coscienza della sua personalità; se prima, infine, non la eleva alla categoria di individuo.[ii]

Alcuni mesi più tardi nacque la rivista Mujeres Libres, di cui uscirono 13 numeri tra il maggio del 1936 e l’autunno del 1938 e che annovera interventi di Emma Goldman, Carmen Conde e Lola Iturbe. La rivista si presentava come risposta concreta alla divisione dei ruoli di genere nella società e nella famiglia. Le donne di Mujeres Libres, infatti, oltre alle questioni di classe, si interessavano a quelle di genere combattendo attivamente su due fronti: contro lo sfruttamento capitalista e contro l’oppressione patriarcale. Tuttavia, come scrive Eulàlia riportando le parole di Gracia Ventura, “se le donne si emancipano molto e gli uomini non le fiancheggiano in questa emancipazione, bè, allora è come non fare nulla, ognuno si fa i fatti suoi” (p.172).

A Eulàlia vanno la mia stima e il mio ringraziamento per aver scritto un “libro buono” che ci sprona a essere più coraggiose e rivoluzionarie.

Affiche di propaganda libertaria CNT-FAI Guerra Civile Spagnola, 1936-1939.

Eulàlia Vega è stata professoressa di Storia contemporanea all’Università di Lleida (Catalogna) e all’Università di Trieste. È specialista di storia dell’anarcosindacalismo spagnolo, dei movimenti sociali e di genere. Ha pubblicato numerosi libri e saggi su questi temi. Tra le sue opere principali: El Trentisme a Catalunya (Curial, 1980) y Anarquistas y Sindicalistas durante la Segunda República (Institució Alfons el Magnánim, 1987), Entre revolució i reforma. La CNT a Catalunya (1930- 1936)(Pagès, 2004) e i saggi “Mujeres y asociaciones obreras frente al seguro obligatorio de maternidad durante la Segunda República” (Icaria, 2007) e “Mujeres Libres, una luz que se encendió” (Fundación Anselmo Lorenzo, 2016).

Lavinia Raccanello è un’artista che si interessa di storia dell’anarchia con un background in Diritto Comparato Europeo e Transnazionale, poi si laurea con lode in Pittura ed Arti Visive presso Naba, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, con una tesi sulla disobbedienza civile e la resistenza nell’arte contemporanea. La sua ricerca si basa sull’analisi delle relazioni tra esseri umani, società e giustizia sociale, con una particolare enfasi sul conflitto tra il potere statale e autonomia e responsabilità personale.

Al momento sta lavorando alla sua prossima personale, Anarchistes, che si terrà in Svizzera a settembre 2018.

http://www.laviniaraccanello.com

 

Mujeres Libres, le anarco-femministe che rivoluzionarono la classe operaia.

[i]Mercedes Comaposada, fondatrice di Mujeres Libres, citata da Concha Guillén in VEGA Eulàlia, Pioniere e rivoluzionarie, Donne anarchiche in Spagna (1931 – 1975), Milano: Zero in Condotta, 2017 p.160.

[ii]VAZQUEZ, Mariano R., “La mujer factor revolucionario” in Solidariedad Obrera, n. 1068, 18 settembre 1935. Le risposte a Sánchez Saornil, L. “De cara al porvenir. La cuestión femenina en nuestros medios” in Solidariedad Obrea n°1075, 26 settembre fino al n°1140, 30 ottobre, citato in VEGA, Eulàlia, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Milano: Zero in Condotta, 2017 p. 96.

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