Pop it: a queer culture’s illustrated guide

di Valentina Avanzini.

Parlo come transfuga di genere, come fuggitivo della sessualità, come dissidente (magari maldestro, perché mi mancano codici prestabiliti) di un regime della differenza sessuale. Parlo come auto-cavia della politica sessuale che vive l’esperienza, ancora non tematizzata, di esistere da entrambi i lati del muro, e che a forza di scavalcarlo quotidianamente comincia a essere stufo, signore e signori, della rigidità recalcitrante dei codici e dei desideri imposti dal regime eteropatriarcale.

Paul B. Preciado, Lettera di un trans contro il regime dei sessi, Liberatiòn, 25 gennaio 2018.

 

Il mio pensiero è rivolto a quelle persone il cui genere o la cui sessualità sono al centro di conflitti di vario tipo e mi piacerebbe contribuire a rendere il mondo un luogo in cui vivere un po’ più facilmente.

Sulla “teoria del gender”: Judith Butler risponde ai suoi detrattori, traduzione di Federico Zappino.

Per “guida illustrata” si prenda d’esempio il manualetto d’istruzioni di un qualsiasi mobile Ikea, con quel suo ometto solo vagamente antropomorfo e un gran numero di brugole e di assi che si incastrano in modo spesso non troppo prossimo alla realtà.

Ecco: una guida illustrata è un prodotto agevole che è (o dovrebbe essere) in grado di spiegare in modo semplice cose difficili. Cose che, soprattutto, senza spiegazioni fanno parecchio fatica a mettersi in fila da sole.

Fra queste “cose” potremmo decidere di inserire la differenza fra sesso biologico, identità di genere e orientamento sessuale, le diverse “sfumature” di lesbica (da femme a tomboy a butch) o la costruzione di un praticissimo “gay-dar” per capire immediatamente se davvero hai qualche chance con il tuo vicino di banco che viene in università con l’ombretto. Tutto quello che, insomma, molto spesso avremmo voluto che ci fosse spiegato prima o spiegato meglio o perlomeno accennato in modo da non doverci andare a sbattere il naso da soli, costretti a capirlo per tentativi autonomi e non sempre piacevoli.

Ebbene: una guida illustrata per “mettere in fila” i concetti base della cultura queer esiste, è bellissima e (a differenza delle guide illustrate dell’Ikea) funziona davvero.

L’autrice MG Posani è giovanissima, veronese ma espatriata a Milano e nel mondo. Accanita credente del do it yourself, ha un passato da studentessa del Politecnico. Attività principale (a sua detta): disegnare omini.

Il suo progetto A Queer Culture Illustrated Guide nasce nel 2014 e già vanta la quinta ristampa (con continui aggiornamenti) e una distribuzione che dall’Italia va a toccare l’Europa e perfino gli Stati Uniti. Se oggi è per lo più reperibile on line, in fiere e saloni di editoria indipendente o durante le presentazioni in circoli LGBTQI, il suo primo contatto col pubblico è avvenuto in una scuola di Alessandria.

E in effetti A Queer Culture illustrated guide è fatta apposta per parlare a un pubblico tutt’altro che esperto: essenziale, semplicissima e ironica. Un’arma letale contro quella che, molto spesso, più che dis-informazione è a-informazione.

“La base della società è stare insieme: fra parenti, fra amici, fra colleghi. E nessuno ti insegna come si fa. Ci insegnano la fisica, la matematica ma non come stare insieme agli altri. Non abbiamo nessun tipo di educazione sessuale e tanto meno di educazione sentimentale. Io me la sono dovuta fare tardissimo, e tutta da sola”. MG parla come scrive e come illustra: diretta, efficace, inequivocabile.

Portando avanti l’etica postpunk della fanzine e del do it yourself ha effettivamente creato il contenuto e il contenitore dello strumento educativo che mancava.

A Queer Culture Illustrated Guide orienta chi avrebbe sempre voluto capire qualcosa in più, fa sorridere chi già ne sa (e ci si riconosce) e potrebbe essere facilmente compresa da vostra nonna (c’è anche la versione inglese per chi avesse disseminato qualche antenato nelle vaste pianure del Texas).

Dallo “spiegone” iniziale alle raccolte di cliché, occupa meno spazio di un portafoglio e può comodamente essere portata sempre in tasca per sguainarla a ogni minima allerta di “non sono omofobo/a ma…” (un consiglio: utilizzarla per instaurare una discussione e non come corpo contundente perché la violenza non è mai una soluzione e comunque non farebbe abbastanza male).

Avvertimenti (sapientemente esplicitato in prima pagina): niente è così semplice. A Queer Culture Illustrated Guide è uno strumento utile quanto sintetico, chiaro proprio perché capace – con ironia e consapevolezza – di categorizzare ed etichettare.

Un male? Non in questo caso. Soprattutto se pensiamo alla confusione di chi – presto o tardi – si affaccia autonomamente a un’autodefinizione di questo tipo. Trovare delle indicazioni chiare, dei parametri entro cui collocarsi, avere la possibilità più o meno approssimativa di darsi un nome o un aggettivo non è una restrizione, è un aiuto concreto e spesso anche un sollievo.

Per dirla con le parole di Paul B. Preciado, che parla di autodefinizione e del suo riconoscimento con cognizione di causa: “La nostra sovranità non ci è attribuita alla nascita (non costituisce identità), ma è fatta di un’impalcatura di finzioni, una sorta di esoscheletro sociale che ci mantiene in vita: non c’è niente di “reale” in un nome, o in un aggettivo, in un documento d’identità dove è scritto tedesco, francese, spagnolo o siriano. Il nome non è altro che fumo, dice Goethe, eppure respiriamo grazie a questo fumo condiviso.”

È vero: esistono già testi eminenti al riguardo che ormai hanno decenni di storia, ma è solo quando un concetto può essere masticato, semplificato e perfino illustrato che possiamo sperare nella sua penetrazione viscerale nella società. Il progetto di MG Posani non è solo una guida brillante e ironica a un mondo ancora troppo spesso sconosciuto, è un supporto concreto che fino a poco tempo fa mancava, è un passo reale verso un migliore vivere sociale.

A Queer Culture Illustrated Guide è una mini-enciclopedia, nata nel 2014 e giunta alla sua quinta edizione, illustrata a tutto quello che dovreste sapere sul mondo LGBTQ+, sui suoi termini e sui suoi abitanti, per combattere l’ignoranza che crea diffidenza e discriminazione – senza prendersi troppo sul serio, per una volta. Nata come fanzine autoprodotta e disponibile in una versione (alla quale anche tu puoi contribuire):

http://www.queercultureguide.com/

Valentina Avanzini nasce a Parma il 26 ottobre 1995. Laureata in Lettere Moderne con una tesi su rito e performance nell’opera di Hermann Nitsch, frequenta il biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti. La sua ricerca si incentra sulla frizione fra la materialità del corpo, la sua autorappresentazione e la sua percezione nel tessuto sociale, con una particolare attenzione alla teoria Queer e all’(in)determinazione di genere. I suoi campi di indagine spaziano dal teatro al cinema alla letteratura con uno sguardo privilegiato rivolto all’arte contemporanea.

 

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