Patriarcato e capitale, alleanza criminale, Collettivo LASTESIS

Non si può capire.
Non si può capire la lotta di classe senza
sapere che la classe operaia è divisa in due
sottoclassi: una privilegiata, gli uomini, una dominata, le donne.

Hey, tu!
Proprietà privata.
Il mio corpo non sarà più il sostegno del capitalismo.

Non si può capire.
Non si può capire il capitalismo senza sapere
che si basa sulla schiavitù femminile, lavorativa,
sessuale e riproduttiva.

Brano dell’opera Patriarcato e Capitale, alleanza criminale, luglio 2018

Collettivo LASTESIS

Per LOTTO MARZO proponiamo un estratto del testo “Patriarcato e capitale, alleanza criminale” tratto dell’edizione italiana di Bruciamo la paura. Un manifesto femminista del Collettivo LASTESIS, appena pubblicato dalla casa editrice indipendente Capovolte. I femminismi ci hanno insegnato che le rivolte sono contagiose e che nessun processo potrà mai dirsi concluso fino a quando non si cambia tutto. «Stiamo parlando di un cambiamento di paradigma basato sul femminismo. Un cambiamento grazie a cui l’alleanza tra patriarcato e capitalismo sparisca, assieme alle sue strutture oppressive». Ora che siamo unite, ora che ci vedono.

Cover del libro Bruciamo la paura. Un manifesto femminista, Collettivo LASTESIS, Capovolte 2022.

Ci accusano di voler distruggere tutto, ma non capiscono che per noi il femminismo mira alla liberazione di tutte le forme di oppressione patriarcale e, di conseguenza, al bene comune. Siamo fermamente convinte del fatto che se il mondo fosse femminista potremmo avvicinarci a un vero stato di benessere, di amore, di protezione e di solidarietà.

Non siamo contro tutti gli uomini, ma contro quelle persone che sostengono e fomentano pratiche patriarcali, oppressive, violente. Dagli autori di femminicidi agli stupratori, dagli abusanti ai papitos corazón [i], coloro che abbandonano lə propriə figliə. Siamo anche contro il sistema sociale e politico assassino costruito dal capitalismo e dal patriarcato. Come faremo a trovare un posto in un sistema creato esclusivamente da una prospettiva maschile, cisgender ed eterosessuale, costruita con un calcolo meschino e indolente, competitivo e disumano?

Cosa viene dopo la caduta del patriarcato? Non ne abbiamo idea. L’unica cosa chiara è che ora deve bruciare. Non c’è altro modo per farlo scomparire.

Collettivo Lastesis: “La colpa è del patriarcato | Il braccio armato dello stato | Dice che sono il problema | Giustificando il suo sistema […] Femminicidio | Impunità per l’assassino […] E la colpa non è la mia | Nè dentro casa | Nè per la via [,,,] E lo stato oppressore | E’ un macho stupratore “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sul tuo cammino).

Il collettivo femminista Lastesis, creatrici della performance pubblica “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sul tuo cammino), portata nelle piazze italiane da NonUnaDiMeno, si sono ispirate ai testi della scrittrice, antropologa e femminista Rita Segato sullo stupro e la sua “demistificazione”. Valparaíso, Cile.

La filosofa femminista italo-statunitense Silvia Federici sostiene che il capitalismo si basi sulla riproduzione sessuale del lavoro e sul lavoro non salariato. La funzione riproduttiva dei nuovi lavoratori, l’accudimento dellə figliə e il lavoro domestico si trovano alla base di questa piramide che ci pone ai margini, senza nessun tipo di riconoscimento sociale o economico. I lavori di cura della famiglia e le faccende di casa da sempre vengono considerati naturali o propri della donna. In questo senso, la sociologa uruguayana Karina Batthyány definisce “la cura” come l’azione di aiutare una persona dipendente, che sia un bambino, un adulto anziano, una persona malata in maniera occasionale o cronica, nello sviluppo e nel benessere della sua vita quotidiana.

Quante volte si sente dire a un padre o una madre: “Meno male che hai avuto una figlia femmina”, dando per scontato che sarà lei a doversi far carico della loro vecchiaia, anche se dovesse avere altri dieci fratelli maschi. Questo perché, in qualche modo, si tratta del ruolo della donna e viene sempre legato all’amore. È come se fosse stabilito che la donna, per amore, possa fare ciò che non prevede una remunerazione. Perché, così come mette la sua vita al servizio di unə figliə, lo dovrebbe fare anche con le persone anziane. Chi ha pensato che fosse una cosa insita nella donna?

Collettivo Lastesis, performance pubblica “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sul tuo cammino), 2019/2020, Valparaíso, Cile.

Per il femminismo è importante intendere la cura come un lavoro, anche per sottrarre la dimensione affettiva vincolata all’amore che essa sembrerebbe portare naturalmente con sé. Come se l’amore corrispondesse a una forma di pagamento, nascondendo lo sfruttamento. Noi siamo cresciute con il modello della nonna, a volte della madre, che ha lavorato tutta la vita in casa, giorno e notte. Ha cucinato per noi, ci ha educate, ha badato a noi quando eravamo malate, ci ha lavato i grembiuli della scuola a mano e con la spazzola. Riusciva a servire il pasto all’ora del rientro di tutti. Teneva pulita la casa e si occupava della famiglia. Per la famiglia questo era da intendersi come l’amore della madre o della nonna. Per lei era il suo dovere. Ma in realtà era una lavoratrice domestica che non prendeva un soldo. Oggi è impossibile non vedere lo sfruttamento e la schiavitù di una lavoratrice che svolge un lavoro a vita, senza paga e senza riposo.

Tuttavia, quando ci sono donne che possono avere accesso a un impiego salariato fuori casa, la divisione sessuale del lavoro continua ad agire con forza, visto che sono ancora le donne (infermiere, professoresse, educatrici di bambini o badanti di anziani) a svolgere in maggioranza i lavori di cura. È evidente che queste occupazioni continuano a essere “compiti propri delle donne”. Prendersi cura e fornire questo tipo di attenzione sarebbero una specie di “impulso naturale” per le donne nella propria scelta professionale. Purtroppo, questi lavori sono generalmente mal pagati, non riconosciuti e svalorizzati dalla società.

Collettivo Lastesis, performance pubblica “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sul tuo cammino), 2019/2020, Valparaíso, Cile.

Crediamo che la cura debba essere una problematica collettiva e sociale, non individuale. Abbiamo scelto questo esempio poiché, essendo attraversato dalle oppressioni di genere e classe, illustra molto bene l’alleanza tra patriarcato e capitale.

Da anni è diventato necessario ripensare la nozione di famiglia. Il modello della famiglia nucleare, con la nonna o la madre abnegata, si sta disintegrando. Noi stesse abbiamo deciso di generare e vivere in famiglie in cui le relazioni sessoaffettive e di sangue non sono più le uniche possibili. Scegliamo noi la nostra famiglia, la pensiamo e la viviamo nella comunità, e la dimensione affettiva va molto al di là di questi paradigmi annessi.

Quella tra patriarcato e capitale è un’alleanza criminale, senza ombra di dubbio. Ed evidentemente, vivendo in un sistema che ci sfrutta e ci opprime, essa agisce contro ogni possibilità di libertà e giustizia. Finché esiste questa alleanza perversa, sappiamo che purtroppo non avremo mai uguaglianza di condizioni. O per lo meno non ora.

“Patriarcato e Capitale, alleanza criminale” è uno storico grido di lotta. È per questo che abbiamo deciso di intitolare così la nostra prima performance nel 2018, che prende le mosse dal libro Calibano e la strega, di Silvia Federici (2004). A grandi – forse giganti – linee, sia il capitalismo sia il patriarcato si sostengono con l’oppressione. Condividono la pericolosa caratteristica di costituirsi a partire dalle violenze, che molte volte sono nascoste e molte altre ci colpiscono direttamente in faccia. Una volta e un’altra ancora. E ancora. Sono schiaffi di oppressione storica che noi donne e quei corpi e corpe [ii] dissidenti sentiamo con maggiore forza.

Collettivo Lastesis, performance pubblica “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sul tuo cammino), 2019/2020, Cile.

L’alleanza tra capitalismo e patriarcato si fonda su questa relazione tra oppressore e oppresso, nella quale l’oppressore trae i profitti che derivano dal lavoro compiuto dalla persona oppressa. Una dinamica conosciuta anche come plusvalore. Quando la donna è il soggetto oppresso o, per meglio dire, la soggetta oppressa, risponde alle esigenze di servizio sia sul posto di lavoro sia a casa.

Questa alleanza è riuscita, in maniera proficua, a relegare la donna al ruolo di protettrice dello spazio privato, attraverso lavori di cura come badare allə figliə e, nel caso in cui non ne abbia, sostenere le relazioni di coppia in cui l’uomo deve essere accudito tra le mura di casa, dato che è sfruttato sul lavoro.

In questo tipo di alleanza, la proletaria, la compagna o qualsiasi altro termine pertinente, sopporta tutte le macro o micro forme di sfruttamento sul suo corpo. I corpi delle donne e la loro funzione riproduttiva sono ciò su cui si sostiene il capitalismo. I nostri corpi sono territorio di sfruttamento ma, a volte, anche di resistenza.

Collettivo LASTESIS

LASTESIS è un collettivo interdisciplinare cileno femminista. È composto da Daffne Valdés Vargas, Paula Cometa Stange, Lea Cáceres Díaz e Sibila Sotomayor Van Rysseghem.

A partire dal 2018 ha dato vita a numerose performance artistiche tra cui Un violador en tu camino, replicata e interpretata nelle piazze femministe di oltre 50 Paesi. Nel 2020 il Time ha inserito il collettivo tra le 100 personalità più influenti al mondo.

Collettivo Lastesis, performance pubblica “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sul tuo cammino), 2019/2020, Valparaíso, Cile.

note

[i] NdT: In Cile vengono definiti papitos corazòn quegli uomini che abbandonano completamente i propri figli alle cure della madre, disinteressandosi anche del loro sostegno economico.

[ii] In America Latina, in ambito femminista, da alcuni anni si è iniziato a utilizzare il termine cuerpa (corpa), al femminile, come forma di rivendicazione e autodeterminazione, con l’obiettivo di sovvertire l’androcentrismo del linguaggio.

Bruciamo la paura. Un manifesto femminista, Collettivo LASTESIS, Capovolte 2022.

Estratto dalle pagine 21-26 dell’edizione italiana, traduzione di Ilaria Leccardi.

Inserto fotografico Plaza de la Dignidad a cura di Luca Profenna

Il libro è acquistabile in libreria o sul sito di Capovolte:  https://capovolte.it/product/bruciamo-la-paura/

Testo disponibile anche in ebook:  https://www.kobo.com/it/it/ebook/bruciamo-la-paura

Vista aerea della manifestazione femminista, 8M, Santiago del Cile, 2020, courtesy Javiera Manzi e Alondra Carrillo V. Coordinadora Feminista 8M.

 

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