L’arte del comune. Christian Marazzi in conversazione con Stefano Boccalini

Christian Marazzi: Potremmo iniziare questa conversazione a partire dal punto di incontro tra il mio lavoro e il tuo: il linguaggio, che per quanto mi riguarda segna un punto di svolta verso la nuova economia, il nuovo capitalismo che oggi chiamiamo digitale oltre che finanziario,  e che nel tuo lavoro di artista segna un passaggio importante che ti pone un passo oltre l’Arte Pubblica, verso quella che in una precedente conversazione avevamo definito come Arte del Comune.

Oggi il linguaggio è diventato così centrale nei processi economici, e di conseguenza sociali, da trasformarsi in un campo di “battaglia”, un terreno di “scontro” tra profitto e bene comune.

Il capitale attraverso le nuove tecnologie, che sono prettamente linguistiche, tende a mercificare il linguaggio e si pone in contrapposizione con chi pensa che questo debba essere una risorsa che va a beneficio della collettività e non fonte di profitto per pochi.

Stefano Boccalini, DebtCredit, installazione, 2 scritte d’acciaio 8,9 x 27 x 3 cm. e 8,9x19x3 cm., 3 sacchi di carta contenente pane, 2 basi di legno. Opera vincitrice del Premio Rotary Club Milano Brera per la scultura al Miart 2013, presentata nello stand dello Studio Dabbeni di Lugano, Milano.

Gli algoritmi da cui nascono le nuove tecnologie, attraverso la parola, diventano dispositivi di captazione di valore e creano il terreno sul quale poi si ridefiniscono i rapporti di potere, credo che tutto quello che ha caratterizzato la storia del capitalismo vada in qualche modo risituato sul terreno linguistico, e questo è il terreno sul quale io mi muovo e sviluppo il mio pensiero economico.

Quello che vedo nel tuo lavoro si riassume bene in un’espressione di Paolo Virno quando dice: il verbo si fa carne. Nel tuo caso il verbo si fa materia, si fa intervento sul territorio, si fa intervento nello spazio pubblico ma in quanto tale lo supera perché nello spazio pubblico la parola fatta carne, fatta scultura diventa la materia del comune, e molte delle tue opere vanno esattamente in questo senso.

Stefano Boccalini : Hai centrato il punto quando dici che la parola fatta carne, fatta scultura, diventa nel mio lavoro la materia del comune, proprio perché quello che mi interessa è risignificarla.

Nella quotidianità molto spesso viene svuotata del suo significato e diventa quasi un fatto estetico, ma attraverso la sua fisicità, all’interno dei contesti in cui la presento, la parola acquista valore, questa volta non economico ma di significato, e veicola processi di conoscenza collettiva che si inseriscono in quell’ambito che, come ricordavi tu, abbiamo definito Arte del Comune, dove la forma si fonde al contenuto e diventa un possibile punto di “incontro” della collettività.

Stefano Boccalini, esposizione personale Apres Marx Avril, a cura di Gino Gianuizzi, Galerie L’Entrepôt, Montecarlo, Principato di Monaco, 2018.

Stefano Boccalini, esposizione personale Apres Marx Avril, a cura di Gino Gianuizzi, Galerie L’Entrepôt, Montecarlo, Principato di Monaco, 2018.

CM: Tu hai parlato della quotidianità, della rilevanza della chiacchiera come diceva Heidegger, una chiacchiera che è diventata in un certo senso produttiva, non solo in senso estetico ma anche economico perché veicola informazioni che poi vengono metabolizzate e diventano fonte di valore.

Quello che tu stai facendo è un tentativo di ridare peso specifico e valore collettivo al linguaggio e questo è il senso dell’Arte del Comune, che si scontra con l’idea di profitto che porta con sé il capitalismo del terzo millennio, dove il linguaggio diventa il perno dei nuovi modi di produrre ricchezza.

Il tuo è un tentativo di togliere valore economico alla parola per ridargli valore “comune”, non è un meta discorso, non è arte sul linguaggio ma è il linguaggio che si fa arte, la parola che si fa arte.

SB: È sempre stato molto importante per me trovare una sintesi tra estetica e contenuto, non ci può essere uno sbilanciamento né da una parte né dall’altra altrimenti il lavoro non regge, bisogna trovare quell’equilibrio che permetta ad un “oggetto” di diventare opera d’arte.

Tu fai riferimento ai miei lavori dove la parola è protagonista e diventa materia: è proprio quella materia, quella restituzione del pensiero attraverso la materia, che deve funzionare da un punto di vista visivo ma, allo stesso tempo, deve portare con se un pensiero capace di parlare alla collettività.

Stefano Boccalini, SchuldKredit, 2 stampi per pane in acciaio, 9 x 27 x 3 cm, ognuno, 2 basi di legno, 30 x 45 x 120 cm, ognuna, opera realizzata per la mostra personale “Parole” a cura di Simone Frangi presso lo Studio Dabbeni, Lugano, 2014.

Stefano Boccalini, SchuldKredit, 2 stampi per pane in acciaio, 9 x 27 x 3 cm, ognuno, 2 basi di legno, 30 x 45 x 120 cm, ognuna, opera realizzata per la mostra personale “Parole” a cura di Simone Frangi presso lo Studio Dabbeni, Lugano, 2014.

CM: A me sembra che quello che tu stai cercando di fare con il tuo lavoro è di partire dall’interno della parola e farla diventare corpo. La dimensione estetica, di cui tu parli, per me è questa, la bellezza deriva dal fatto che la parola porta con se un contenuto forte.

Se prendiamo ad esempio il tuo lavoro DebtCredit o la sua versione in lingua tedesca SchuldKredit dove la parola debito diventa pane e quindi corpo, il corpo della sofferenza il corpo della colpa, e se pensiamo che la parola schuld in tedesco significa sia debito che colpa, appare chiaro come questo tuo lavoro non è un discorso sul debito ma è il debito che si fa discorso.

SB: È vero quando dici che nel lavoro di questi ultimi anni il contenuto diventa forma e attraverso la forma si fa discorso, un discorso che ogni volta racconta situazioni diverse. In questo momento il mio sguardo è rivolto all’artigianato come possibile forma di riscatto del lavoro da una condizione di omologazione a cui tende sempre più.

Ho cominciato da qualche tempo a collaborare con una serie di artigiani per sperimentare insieme nuovi possibili modi di utilizzo della tecnica di cui ognuno di loro è un sapiente conoscitore.

Stefano Boccalini, Dono, installazione, alluminio, rotelle, terra, vegetazione varia (fiori, piante grasse, specie officinali, ecc.), 45 x 106 x 20 cm, BienNoLo, biennale ideata da Carlo Vanoni e curata da Matteo Bergamini e ArtCityLab (Rossana Ciocca e Gianni Romano), Ex Laboratorio Panettoni Giovanni Cova, Milano, 2019. Courtesy Lombardini22.

Stefano Boccalini, Dono, installazione, alluminio, rotelle, terra, vegetazione varia (fiori, piante grasse, specie officinali, ecc.) 45 x 106 x 20 cm, BienNoLo, biennale ideata da Carlo Vanoni e curata da Matteo Bergamini e ArtCityLab (Rossana Ciocca e Gianni Romano), Ex Laboratorio Panettoni Giovanni Cova, Milano, 2019. Courtesy Lombardini22.

Per fare un esempio, in questi ultimi tempi sto lavorando con un cestaio, l’ultimo rimasto in Valle Camonica, questo mestiere storicamente ricopriva un ruolo di primaria importanza all’interno del tessuto sociale e culturale della Valle mentre oggi fatica a resistere ai cambiamenti imposti dalla contemporaneità; se in passato riusciva a creare una discreta economia oggi è relegato ai margini proprio perché il cestino ha perso la sua funzione  originaria ed è diventato un fatto decorativo e la tecnica, tramandata fino ad oggi, rischia di scomparire.

Ho pensato che fosse importante rendere omaggio ad un artigiano che nonostante le molte avversità continua a tenere viva quest’antica tecnica, così ho deciso di progettare un cestino a partire dalla forma della parola “dono”.

Volevo mettere in evidenza quello che dal mio punto di vista è un atto di resistenza che attraverso il costante impegno diventa appunto “dono”, un dono alla comunità come possibile esempio da contrapporre al sistema produttivo omologante.

Oltre che pensare a possibili nuovi modi di utilizzare questa tecnica ho cercato di guardare a tutto il processo che porta alla creazione dei manufatti, anche all’aspetto della reperibilità del materiale: pianificare la raccolta e organizzare una nuova piantumazione di salice, di nocciolo, ecc. può facilitare il lavoro del cestaio, ma diventa anche un modo di prendersi cura del territorio.

Stefano Boccalini, Dono, legno di noce, legno di salice, 20 x 113 x 22 cm. Opera realizzata per Aperto-art on the border 2017, a cura di Giorgio Azzoni, courtesy Distretto Culturale di Valle Camonica.

Stefano Boccalini, Dono, legno di noce, legno di salice, 20 x 113 x 22 cm. Opera realizzata per Aperto-art on the border 2017, a cura di Giorgio Azzoni, courtesy Distretto Culturale di Valle Camonica.

Stefano Boccalini, veduta dell’esposizione La ragione nelle mani / dialoghi tra arte e artigianato, nell’ambito di “Le meraviglie del fare”, a cura di whomade (Edoardo Perri e Dario Riva), MUSIL – Museo dell’Industria e del Lavoro di Cedegolo (BS), 2019, courtesy Distretto Culturale di Valle Camonica.

CM: Un aspetto che io vedo nel tuo lavoro e che recentemente mi è tornato utile dovendo scrivere un articolo sui Bitcoin, è il tentativo di contrapporre all’immaterialità dell’economia digitale, che trae profitto dal linguaggio e impatta negativamente sull’ambiente, un’economia capace di essere rispettosa dell’ambiente e che attraverso il linguaggio recupera il lavoro artigianale e il senso del “comune”.

In effetti uno degli aspetti critici di questa monetarizzazione della parola, che sono le criptovalute, è che per essere prodotte hanno bisogno di una quantità spropositata di energia elettrica e quindi vanno ad impattare negativamente sull’ambiente.

Stefano Boccalini, Aqua, installazione, dimensioni ambientali, a cura di Adelina von Fürstenberg (ART for The World), Isola dei Pescatori, Stresa, 2018.

Stefano Boccalini, Aqua, installazione, dimensioni ambientali, a cura di Adelina von Fürstenberg (ART for The World), Isola dei Pescatori, Stresa, 2018.

La sfida che si sta proponendo sarà quella di lavorare sul linguaggio, produrre nel linguaggio ma nel rispetto dell’ambiente, e questo è l’elemento artigianale che tu hai recuperato.

Tu contrapponi alla costruzione delle parole di cui sono composte le criptovalute, che sono la massima espressione dell’economia digitale, una costruzione della parola che diventa materia del “comune”.

SB: Infatti guardare agli antichi mestieri, ad una tradizione artigianale legata alla società del passato, non ha per me un valore nostalgico, il senso non è quello di guardare al passato come momento da recuperare e riproporre per quello che era, ma è di guardare al passato con gli occhi della contemporaneità, cercando di capire quali sono le possibili vie di uscita da un pensiero economico omologante che pone al centro il profitto e non l’uomo e la tutela della natura, come di fatto dovrebbe accadere.

Stefano Boccalini, Una parola sul bosco, all’interno di Nasagonando art project, a cura di Emanuele Piccardo. Opera permanente composta da 10 parole realizzate per la città di Ormea, 2018.

Stefano Boccalini, Una parola sul bosco, all’interno di Nasagonando art project, a cura di Emanuele Piccardo. Opera permanente composta da 10 parole realizzate per la città di Ormea, 2018.

Stefano Boccalini, Una parola sul bosco, all’interno di Nasagonando art project, a cura di Emanuele Piccardo. Opera permanente composta da 10 parole realizzate per la città di Ormea, 2018.

CM: Credo che il linguaggio sarà la piattaforma sulla quale si svilupperà uno “scontro” che diventerà centrale nei prossimi anni e forse lo è già ora, il tentativo che tu stai facendo attraverso la produzione di parole è di creare ricchezza sociale in contrapposizione alla produzione di parole per creare profitto, questo si inserisce proprio all’interno di un contesto che presuppone ci sia una profonda riflessione sul pensiero economico.

Il recupero del lavoro artigianale, come dicevi tu, non ha nulla di nostalgico e a mio avviso è riferito ad un lavoro di tipo ecologico nel pieno rispetto dell’ambiente. Questa contrapposizione al lavoro immateriale, si pone all’interno di una scelta di linguaggio e di ecologia del linguaggio, e forse questa questione è nuova e non è mai stata posta in questi termini.

Il passaggio che tu hai fatto nel lavoro da quando la parola è diventata protagonista non è stato per me semplice da cogliere, ma la lettura in termini ecologici è stata la chiave che mi ha aperto lo sguardo per leggere quello che stavi facendo.

SB: Se prima il mio lavoro nasceva attraverso processi di conoscenza dove le relazioni con le persone erano fondamentali proprio per la costruzione del lavoro, da quando il linguaggio è diventato protagonista l’opera si è posta nei contesti di riferimento come momento di riflessione collettiva su temi che riguardano tutti, e in particolare su quelli che consideriamo i beni del “comune”.

Un esempio è “PubblicaPrivata” un’opera che nasce come riflessione sul tema dell’acqua: bene pubblico o materia da privatizzare e da cui trarre profitto?

Posizionata all’interno di un fiume è composta da due parole: “Pubblica” che è stata costruita in acciaio inossidabile, “Privata” che è stata costruita in ferro, chiaramente a contatto con l’acqua questi due materiali reagiscono in modo diverso: l’acciaio non viene intaccato e mantiene le sue caratteristiche originali, mentre il ferro arruginisce e lentamente deteriora, sarà l’opera stessa che col passare del tempo renderà visibile un pensiero inequivocabile.

Stefano Boccalini, PUBBLICAPRIVATA, 2015, acciaio, ferro, 100 x 700 x 20 cm, Temù, Brescia. Opera permanente realizzata per Aperto_art on the border 2015, courtesy Distretto Culturale di Valle Camonica.

Stefano Boccalini, PUBBLICAPRIVATA, 2015, acciaio, ferro, 100 x 700 x 20 cm, Temù, Brescia. Opera permanente realizzata per Aperto_art on the border 2015, courtesy Distretto Culturale di Valle Camonica.

CM: Col tuo lavoro, con la scelta di lavorare in questa direzione, ti sei inserito all’interno di una grande trasformazione che è in atto nel capitalismo contemporaneo che mette al centro il linguaggio, il passaggio dal postfordismo ad una economia di tipo linguistico è il terreno su cui ci siamo incontrati ed è il terreno dove entrambi cerchiamo di mettere a frutto le nostre competenze mettendole a disposizione della collettività.

SB: Mi sembra che abbiamo toccato dei temi importanti, ma vorrei chiudere questa nostra conversazione parlando di un lavoro che è nato da una delle tante “chiacchierate” che come oggi abbiamo fatto in questi anni, ma soprattutto è nato da un’amicizia, ed è diventata “opera” proprio in virtù di questa amicizia che si è fatta produttiva a partire da una stima reciproca rispetto alle modalità di porsi all’interno del proprio ambito lavorativo: “Economia”, che come sottotitolo riportava il tuo nome, nasceva proprio dalla definizione che tu mi avevi dato del tuo lavoro di economista quando io ti ho chiesto di associarlo ad una parola. “Affetti” è stata la tua risposta, avevo trovato così importante quell’associazione che avevo deciso di rendere quella parola qualcosa di prezioso, la scelta è stata di farne una fusione in oro e presentarla come si presenta qualcosa di prezioso, come è preziosa per me l’amicizia con te.

Stefano Boccalini, Economia, Christian Marazzi, fusione in oro 18k, 1 × 6,5 × 0,3 cm, base di legno, teca di plexiglas, 145,5 × 33,5 × 33,5 cm, esemplare unico, 2014.

L’immagine di copertina riprende la preparazione del pane per l’opera, DebtCredit, del 2013, composta da 2 scritte d’acciaio 8,9x27x3 cm. e 8,9x19x3 cm., 3 sacchi di carta contenente pane, 2 basi di legno, presentata nello stand dello Studio Dabbeni di Lugano, Miart Milano, 2013.

http://www.stefanoboccalini.com/

http://www.studiodabbeni.ch/

Stefano Boccalini, esposizione personale presso Studio Dabbeni, Lugano, 20 ottobre – 1 dicembre 2018.

Stefano Boccalini, esposizione personale presso Studio Dabbeni, Lugano, 20 ottobre – 1 dicembre 2018.

Stefano Boccalini, esposizione personale presso Studio Dabbeni, Lugano, 20 ottobre – 1 dicembre 2018.

Stefano Boccalini, esposizione personale presso Studio Dabbeni, Lugano, 20 ottobre – 1 dicembre 2018.

Stefano Boccalini, esposizione personale presso Studio Dabbeni, Lugano, 20 ottobre – 1 dicembre 2018.

Stefano Boccalini, esposizione personale presso Studio Dabbeni, Lugano, 20 ottobre – 1 dicembre 2018.

 

 

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